Recensioni / Jamesiana

5. I Saggi di empirismo radicale, curati sempre da Franzese questa volta per Quodlibet, condividono pregi (molti) e difetti (esigui) dell’edizione di Pragmatism: ad una traduzione impeccabile e note davvero molto ricche, nell’introduzione, anch’essa densa e ambiziosa, vi sono alcuni passaggi in cui il curatore sacrifica la accuratezza espositiva a discapito di una complessa presentazione del testo. Tuttavia, in questo caso vorrei fare un appunto sul carattere complessivo dell’introduzione al volume. Se è infatti il saggio che fa da introduzione a questo volume è dettagliato e immaginativo, un suo difetto è quello di essere poco introduttivo e squisitamente critico. Anche se Franzese prepone al testo un profilo della vita e delle opere di James in cui fornisce alcune informazioni generali anche sul testo presentato, nel saggio introduttivo si parla poco del testo e se ne fornisce piuttosto una sua difesa-apologia teorica. Se dunque la sua lettura ci informa che questo testo postumo raccoglieva i pensieri più maturi di James sulla psicologia e sull’empirismo, si rimane interdetti se si cercano quelle informazioni circa la sua genesi, struttura e fortuna, ossia quelle informazioni che ci aspetteremo di trovare in un saggio introduttivo. Franzese insomma ci presenta l’empirismo radicale di James, ma senza parlarci dei Saggi di empirismo radicale. Tuttavia, premessa questa riserva, il saggio è denso e molto tecnico, per cui la sua non facile lettura sarà ricompensata da una grande mole di informazioni, dettagli e ricostruzioni ambientali che costituiscono l’ossatura teorica dell’empirismo radicale jamesiano. I saggi che compongono questa raccolta, come scrive Putnam, sono infatti tra i più tecnici e difficili da comprendere e padroneggiare, sia per l’oggetto trattato e anche per il fatto che sono stati scritti lungo l’arco di molti anni, per cui non sempre è semplice seguire le molte strade che James percorre per rintracciare, circondare e attaccare il problema che affronta, ossia quello della natura dell’esperienza nel nostro contatto pratico con il mondo. Franzese mostra come la comprensione di questi saggi possa essere aiutata se inquadrati nell’ottica della querelle tutta fine ottocentesca sul rapporto tra mente e mondo nei processi di conoscenze, che James ha assorbito negli anni dei suoi studi europei e che ha poi confrontato con le nuove teorie psico-filosofiche circa la natura della coscienza.

Sono allora preziose le molte e attente note che Franzese accompagna al testo di James, in cui il curatore ricostruisce i molteplici riferimenti che James fa più o meno direttamente al dibattito contemporaneo su tali questioni. Nonostante la quantità di tecnicismi contenuti in questi scritti, e la stessa natura tecnica dell’argomento trattato, James riesce sempre con una prosa felice e piacevole, e la traduzione di Franzese non tradisce le alte aspettative che il precedente volume jamesiano da lui tradotto aveva creato nei lettori. I saggi che compongono i capitoli del volume sono abbastanza omogenei, anche se alcuni, soprattutto gli ultimi, trattandosi di risposte critiche ad alcuni suoi detrattori, sono più ostici degli altri. Inoltre alcuni di questi saggi appaiono qui per la prima volta in stampa poiché il precedente curatore Nino Dazzi, la cui edizione per i tipi di Einaudi del 1975 è lodevole per molti aspetti, ne aveva omessi alcuni già precedentemente pubblicati o troppo tecnici per alleggerire il testo di non facile lettura. A questi saggi Franzese ha inoltre aggiunto altri due saggi che non appartengono alla selezione originale (ma che trattano di temi comuni), gli appunti per un corso universitario di psicologia del 1897-8 e la voce Esperienza per il Dictionary of Philosophy and Psychology diretto da J. M. Baldwin. Queste sono aggiunte preziose per due ordini di motivi: in primo luogo perché i tratta di contribuiti difficilmente reperibili (soprattutto gli ultimi due), e in secondo luogo perché si tratta di contribuiti che si innestano idealmente nella trama dei Saggi di empirismo radicale (in particolar modo i primi due). Le note per il corso seminariale Philosophy 20b – I problemi filosofici della psicologia rappresentano un osservatorio privilegiato per osservare James a lavoro, poiché in esse egli lavora le sue idee circa la natura dell’esperienza attraverso una lunga serie di argomentazioni dialogiche di cui testa volta per volta la solidità e cogenza. Queste note rappresentano dunque dei veri e propri quaderni di lavoro preparatori in cui James pensa, articola, ritorna e talvolta stravolge la sua posizione e fornisce allo stesso tempo il miglior esempio di temperamento intellettuale pragmatico in cui la validità di ogni passaggio è misurata sulla sua capacità di illuminare e risolvere una certa difficoltà che grava sulla nostra vita pratica. Tutte le sue note private, sia quelle preparatorie per i seminari e corsi universitari sia quelle di studio, hanno questa struttura aperta e dialogica, e assomigliano più a una conversazione con se stesso che a un appunto mentale per ricordare un pensiero già di per sé fissato e solo da rievocare al momento della scrittura. La lettura di queste note è dunque fondamentale per comprendere il tipo di lavoro filosofico che James porta avanti, anche in scritti come i Saggi di empirismo radicale che sembrano più astratti e teorici; dunque la pubblicazione di queste note è utile e intelligente anche se queste non facevano parte del volume edito da Perry.