Recensioni / Il ritorno di Perec con 124 sogni nel labirinto della narrazione

In questi ultimi tempi si è risvegliato l’inte¬resse per la letteratura potenziale, forse anche per via dei cinquant'anni di vita dell'Oulipo (il laboratorio di Queneau, Calvino e Perec) e dei vent’anni dell'omologo italiano Oplepo. Rio de Janeiro, Metz, Rennes e Napoli hanno già dedicato vari convegni ai due gruppi; e già per ottobre prossimo l'università americana di Buffalo annuncia un incontro sullo stesso tema.
Anche l'editoria non è da meno in questo contesto e protagonista maggiore risulta senz'altro Georges Perec, uno scrittore ormai. classico della letteratura francese contemporanea. Di Perec in Francia si va stampando un inedito, mentre in Italia si sono avute recentemente due riedizioni (La scomparsa e Un uomo che dorme). Ora arriva anche una novità assoluta: si tratta de La bottega oscura (Quodlibet, pagg. 200, euro 16) nella traduzione di Ferdinando Amigoni che offre anche note esplicative utilissime per cogliere i continui rimandi autobiografici. La boutique obscure, uscito in Francia nel 1973, potrebbe definirsi il libro dei sogni di Georges Perec. A questa sono seguite, qualche anno dopo, quelle di W ou le souvenir d'enfance e di Je me souviens entrambi testimoni di un'avventura autobiografica «sous contrainte», apparentemente in contraddizione con la naturalezza propria del genere.

Ne La bottega oscura è la volta del sogno, di 124 sogni. La finzione, naturalmente, è alle porte: i sogni son diventati testi narrativi a volte interrotti e riesce facile dubitare del loro vero essere sogni. Si avverte piuttosto una maniera di dialogare con il lettore, una maniera di far riapparire I fantasmi di una disgraziata infanzia: la perdita del padre e della madre, ebrei, nelle tragiche vicende della guerra e dei campi di concentramento. «Credevo di trascrivere i sogni che facevo: mi sono accorto che, prestissimo, non sognavo più se non per scrivere i miei sogni», è quanto rivela Perec, prima ancora di esporre i propri sogni, svelando immediatamente l'inganno. Ne nasce una sorta di lettura labirintica dalla quale non si sa come uscire. Forse soltanto attraverso II filo d'Arianna costituito da un indice delle ricorrenze posto in fin di testo. Un filo sottile e resistente, che si lascia tenere e seguire, come quello che lega i sogni e i risvegli.