Si ripercorre l’idea di traduzione presente nei saggi di Fortini sottolineando come, per il linguaggio della poesia del dopoguerra, vi si parli di abbassamento e omologazione dovuti proprio a traduzioni condotte in maniera pedissequamente letterale. Pur nell’importanza assegnata al momento interpretativo del testo da tradurre, l’autore riconosce invece al linguaggio della poesia una dimensione artistica che dovrebbe essere salvaguardata, magari nella direzione brechtiana del rifacimento e della parodia.

The paper focuses on the idea of translation as it develops throughout Fortini's essays: where the language of post-war poetry has been considered in terms of lowering and homogenization, due to uninspired and literal translations. Even while Fortini emphasizes the importance of textual interpretation, he recognizes the artistic dimension of poetic language, which must be preserved, possibly in the Brechtian sense of adaptation and parody.